domenica 26 agosto 2007

Qualche anno fa

a volte i ricordi arrivano anche senza fare niente per ricordare... e così stasera mi è tornata in mente quella volta, qualche anno fa, che andai a roma. ero ancora in un brutto periodo per la mia salute e una parente a cui facevo pena (odio fare pena a qualcuno) si prese la briga di trovare un dottore, un luminare che avrebbe potuto aiutarmi. più era conosciuto, più era convinta facesse sparire d'incanto la mia malattia. tornando a quel giorno era di luglio, fine luglio. faceva un caldo terrificante a roma, le mura dei palazzi buttavano fuori calore. io e l'allora ancora mio marito, arrivammo presto con il treno e subito ci mettemmo alla ricerca del luogo dove riceveva quell'illustre professore. io, comunque, avevo moltissima speranza che riuscisse ad aiutarmi. da un pò di tempo non prendevo più farmaci e non ne volevo più prendere ma senza era molto dura, davvero molto dura. ero molto magra, non mangiavo... l'appuntamento era nel primo pomeriggio. in sala d'attesa c'era molta gente ma era uno studio medico con più dottori. entrai nello studio del professore. lui era seduto dietro una scrivania, l'aria condizionata accesa e ad una temperatura abbastanza fredda ed in più anche un ventilatore che oscillava e a tratti gettava aria addosso a me. lui mi chiese diverse cose fra le quali il motivo per cui mi trovavo li. raccontai la mia storia, tutti i miei problemi e che volevo essere aiutata. lui mi rispose con un tono quasi canzonatorio: "non le sembra che sia stupido il suo problema?". improvvisamente mi accorsi di essere completamente gelata e che tremavo dal freddo, un freddo tremendo. mi venne la risposta da dare a quell'imbecille: "se lo ritenessi stupido non starei qui a dare a lei 300.000 lire", non dissi niente però ma non lo stetti neppure più ad ascoltare. lui mi disse che il mio problema si curava con una psicoterapia o con i farmaci e vista la lontananza, disse che per me erano meglio i farmaci e me li prescrisse dicendo di tornare dopo un paio di mesi. presi il foglietto che lui mi porse e uscii. scesi di corsa le scale di quel palazzone, con mio marito che mi correva dietro urlandomi di fermarmi, chiedendomi cosa avesse detto il dottore. io mi fermai solo uscita all'aperto, e nel caldo rovente di quel pomeriggio finalmente riuscii a riscaldarmi e piansi tutte le lacrime di cui ero capace, lacrime di rabbia e di delusione. strappai il foglietto e me ne tornai a casa amareggiata, quell'illustre proff. non mi aveva detto nulla di nuovo ed mi aveva anche umiliata e sminuito un problema per me grandissimo, ma come fanno individui così a diventare tanto importanti? è si perchè quel tipo l'ho rivisto molte volte in tv a dare consigli, e che consigli!!!! dovevano passare ancora qualche anno perchè riuscissi a trovare la forza, quella vera, per uscire dai miei problemi.

domenica 19 agosto 2007

puglia


sardegna


giovedì 9 agosto 2007

non se ne andrà

"ora diciamo che sto bene ma so che non farò mai grandi abbuffate, mi alzo da tavola sempre con un pochino di fame perchè quella paura ancora è dura ad andarsene e forse non se ne andrà mai"

questa frase è vera oggi più che mai. vivo bene nonostante tutto ma ci sono dei momenti in cui mi sento davvero diversa, momenti particolari della mia vita in cui tutto dovrebbe essere perfetto e senza problemi...una ricorrenza, una vacanza, ma in quei momenti mi rendo conto che sono una persona che HA un problema. è inutile che io faccia finta che non c'è, inutile che io dica che è solo un problema mio e che agli altri non può dar fastidio. no, non è così perchè dal momento che sto in compagnia di un'altra persona, anche questa è coinvolta dal mio problema. non si può rinunciare tutte le sere ad andar fuori a cenare perchè non lo faccio io, è dura entrare in due in un ristorante e ordinare per uno. è inutile che io dica che se non disturba me, lui deve stare tranquillo ma per tutti non è normale, a partire dal cameriere che si domanda e chiede come mai non mangio...e i commensali intorno che guardano, mormorano. io posso fregarmene perchè solo così sopravvivo ma chi mi sta accanto non ci riesce... e intanto la corda si tira ogni volta un pò di più fino a che si spezza... e ritorna a galla tutta la stanchezza e la fatica di questi anni, tanti anni in cui ho lottato, stretto i denti, tirato fuori le unghie...ma a questo punto sembra che non sia servito a niente perchè il problema è sempre li, non se ne andrà mai e continuerà a condizionare la mia vita e quella di chi mi sta accanto... o certo, lui, loro, gli altri devono capire che HO UN PROBLEMA ed essere comprensivi ma è poi vero? ma posso davvero pretendere che mi capiscano? ma non potranno capire e perciò dovranno accettarmi comunque, ma è giusto? mi sembra di essere una donna viziata e capricciosa che tutti devono capirmi ed accettarmi... ma sarà sempre così. quindi? rinunciare a qualunque rapporto con gli altri? come potrei? ho pianto, mi sono sentita disperata, stanca, molto stanca... ed ora? Si riparte, per forza...non ci si può fermare...