sabato 15 settembre 2007
venerdì 7 settembre 2007
ebbene si...
siamo al dunque, domani mia figlia si sposa...tutto è pronto. stasera tutto è calmo, mia figlia di la è rilassata, io ho fatto la manicure e sono qui...fra un pò mi metterò a dormire (chissà se ci riuscirò...) in queste settimane non abbiamo avuto un attimo tranquillo...ogni giorno qualcosa da fare...preoccupazioni di non riuscire a fare tutto...i mobili non ancora montati...il tappezziere che ha portato le tende solo 3 giorni fa e l'elettricista che ha finito di montare l'ultimo lampadario solo ieri sera... e la processione di parenti e amici...e tutti i giorni ripulire tutto di nuovo...e il nervosismo di entrambe che esplodeva da un momento all'altro. poco tempo per pensare... ma chissà perchè a letto, la sera, mi veniva una gran voglia di piangere e dormire poi...era un'impresa ardua. si, preoccupazione...ma stavolta per lei... o si, lei abita qui sopra e proprio per questo mi assale l'ansia... certo, non sono una che si impiccia, mai lo farò...ma come mi sentirò quando li sentirò litigare? e quando lei corrererà da me perchè arrabbiata con lui? non metterò bocca ma sarò angosciata, preoccupata per lei. una madre desidera che i propri figli stiano sempre bene ma nessuno potrà mai proteggerli dalla sofferenza e neppure io potrò. devo lasciare che lei se la cavi da sola ma io ci sarò sempre per lei. ma ce la farò ad essere presente ma non invadente?
domenica 26 agosto 2007
Qualche anno fa
a volte i ricordi arrivano anche senza fare niente per ricordare... e così stasera mi è tornata in mente quella volta, qualche anno fa, che andai a roma. ero ancora in un brutto periodo per la mia salute e una parente a cui facevo pena (odio fare pena a qualcuno) si prese la briga di trovare un dottore, un luminare che avrebbe potuto aiutarmi. più era conosciuto, più era convinta facesse sparire d'incanto la mia malattia. tornando a quel giorno era di luglio, fine luglio. faceva un caldo terrificante a roma, le mura dei palazzi buttavano fuori calore. io e l'allora ancora mio marito, arrivammo presto con il treno e subito ci mettemmo alla ricerca del luogo dove riceveva quell'illustre professore. io, comunque, avevo moltissima speranza che riuscisse ad aiutarmi. da un pò di tempo non prendevo più farmaci e non ne volevo più prendere ma senza era molto dura, davvero molto dura. ero molto magra, non mangiavo... l'appuntamento era nel primo pomeriggio. in sala d'attesa c'era molta gente ma era uno studio medico con più dottori. entrai nello studio del professore. lui era seduto dietro una scrivania, l'aria condizionata accesa e ad una temperatura abbastanza fredda ed in più anche un ventilatore che oscillava e a tratti gettava aria addosso a me. lui mi chiese diverse cose fra le quali il motivo per cui mi trovavo li. raccontai la mia storia, tutti i miei problemi e che volevo essere aiutata. lui mi rispose con un tono quasi canzonatorio: "non le sembra che sia stupido il suo problema?". improvvisamente mi accorsi di essere completamente gelata e che tremavo dal freddo, un freddo tremendo. mi venne la risposta da dare a quell'imbecille: "se lo ritenessi stupido non starei qui a dare a lei 300.000 lire", non dissi niente però ma non lo stetti neppure più ad ascoltare. lui mi disse che il mio problema si curava con una psicoterapia o con i farmaci e vista la lontananza, disse che per me erano meglio i farmaci e me li prescrisse dicendo di tornare dopo un paio di mesi. presi il foglietto che lui mi porse e uscii. scesi di corsa le scale di quel palazzone, con mio marito che mi correva dietro urlandomi di fermarmi, chiedendomi cosa avesse detto il dottore. io mi fermai solo uscita all'aperto, e nel caldo rovente di quel pomeriggio finalmente riuscii a riscaldarmi e piansi tutte le lacrime di cui ero capace, lacrime di rabbia e di delusione. strappai il foglietto e me ne tornai a casa amareggiata, quell'illustre proff. non mi aveva detto nulla di nuovo ed mi aveva anche umiliata e sminuito un problema per me grandissimo, ma come fanno individui così a diventare tanto importanti? è si perchè quel tipo l'ho rivisto molte volte in tv a dare consigli, e che consigli!!!! dovevano passare ancora qualche anno perchè riuscissi a trovare la forza, quella vera, per uscire dai miei problemi.
domenica 19 agosto 2007
giovedì 9 agosto 2007
non se ne andrà
"ora diciamo che sto bene ma so che non farò mai grandi abbuffate, mi alzo da tavola sempre con un pochino di fame perchè quella paura ancora è dura ad andarsene e forse non se ne andrà mai"
questa frase è vera oggi più che mai. vivo bene nonostante tutto ma ci sono dei momenti in cui mi sento davvero diversa, momenti particolari della mia vita in cui tutto dovrebbe essere perfetto e senza problemi...una ricorrenza, una vacanza, ma in quei momenti mi rendo conto che sono una persona che HA un problema. è inutile che io faccia finta che non c'è, inutile che io dica che è solo un problema mio e che agli altri non può dar fastidio. no, non è così perchè dal momento che sto in compagnia di un'altra persona, anche questa è coinvolta dal mio problema. non si può rinunciare tutte le sere ad andar fuori a cenare perchè non lo faccio io, è dura entrare in due in un ristorante e ordinare per uno. è inutile che io dica che se non disturba me, lui deve stare tranquillo ma per tutti non è normale, a partire dal cameriere che si domanda e chiede come mai non mangio...e i commensali intorno che guardano, mormorano. io posso fregarmene perchè solo così sopravvivo ma chi mi sta accanto non ci riesce... e intanto la corda si tira ogni volta un pò di più fino a che si spezza... e ritorna a galla tutta la stanchezza e la fatica di questi anni, tanti anni in cui ho lottato, stretto i denti, tirato fuori le unghie...ma a questo punto sembra che non sia servito a niente perchè il problema è sempre li, non se ne andrà mai e continuerà a condizionare la mia vita e quella di chi mi sta accanto... o certo, lui, loro, gli altri devono capire che HO UN PROBLEMA ed essere comprensivi ma è poi vero? ma posso davvero pretendere che mi capiscano? ma non potranno capire e perciò dovranno accettarmi comunque, ma è giusto? mi sembra di essere una donna viziata e capricciosa che tutti devono capirmi ed accettarmi... ma sarà sempre così. quindi? rinunciare a qualunque rapporto con gli altri? come potrei? ho pianto, mi sono sentita disperata, stanca, molto stanca... ed ora? Si riparte, per forza...non ci si può fermare...
questa frase è vera oggi più che mai. vivo bene nonostante tutto ma ci sono dei momenti in cui mi sento davvero diversa, momenti particolari della mia vita in cui tutto dovrebbe essere perfetto e senza problemi...una ricorrenza, una vacanza, ma in quei momenti mi rendo conto che sono una persona che HA un problema. è inutile che io faccia finta che non c'è, inutile che io dica che è solo un problema mio e che agli altri non può dar fastidio. no, non è così perchè dal momento che sto in compagnia di un'altra persona, anche questa è coinvolta dal mio problema. non si può rinunciare tutte le sere ad andar fuori a cenare perchè non lo faccio io, è dura entrare in due in un ristorante e ordinare per uno. è inutile che io dica che se non disturba me, lui deve stare tranquillo ma per tutti non è normale, a partire dal cameriere che si domanda e chiede come mai non mangio...e i commensali intorno che guardano, mormorano. io posso fregarmene perchè solo così sopravvivo ma chi mi sta accanto non ci riesce... e intanto la corda si tira ogni volta un pò di più fino a che si spezza... e ritorna a galla tutta la stanchezza e la fatica di questi anni, tanti anni in cui ho lottato, stretto i denti, tirato fuori le unghie...ma a questo punto sembra che non sia servito a niente perchè il problema è sempre li, non se ne andrà mai e continuerà a condizionare la mia vita e quella di chi mi sta accanto... o certo, lui, loro, gli altri devono capire che HO UN PROBLEMA ed essere comprensivi ma è poi vero? ma posso davvero pretendere che mi capiscano? ma non potranno capire e perciò dovranno accettarmi comunque, ma è giusto? mi sembra di essere una donna viziata e capricciosa che tutti devono capirmi ed accettarmi... ma sarà sempre così. quindi? rinunciare a qualunque rapporto con gli altri? come potrei? ho pianto, mi sono sentita disperata, stanca, molto stanca... ed ora? Si riparte, per forza...non ci si può fermare...
mercoledì 16 maggio 2007
il bosco
siamo arrivati quasi in cima con l'auto, più su non si può...a sinistra la strada continua ma c'è il cartello giallo della zona militare e il divieto di transito. "Si, ma a piedi si può andare" "Ma sta per piovere" "Prendiamo l'ombrello" Così andiamo, io ho le scarpe da tennis, quelle nuove della asics, grigie con i lacci rosa e anche tu sei messo comodo. Ci avviamo per la strada, un pò stretta ma asfaltata. All'inizio c'è la colonnina che indica il nome del percorso: Pian Grande, sentiero 1a, difficoltà media. Il cielo è grigio e nel sentiero costeggiato dal bosco, a tratti arrivano folate di nebbia. Arriviamo in cima alla salita e c'è un cancello che ad un tratto si apre e esce un'auto. Tutto intorno la rete metallica con i cartelli gialli della zona militare. "Ci saranno le telecamere qui?" "Mi sa di si". Seguitimo a salire il sentiero discutendo "Dicono che questa è una base militare della Nato e che ci fossero le testate nucleari, ma ora non ci sono più" io intanto penso che potrebbe essere un ottimo posto dove fare l'amore...ma le telecamere... Incontriamo gente che viene dal senso opposto e accantono definitivamente l'idea di fare sesso. Il bosco è fitto e buio, fa freddo...ho le guance gelate. Arriviamo ad un bivio: un sentiero va in discesa a sinistra, l'altro invece si inoltra dentro il bosco, coperto di terra e foglie. Decidiamo di prendere quello...ancora cartelli gialli, ancora telecamere...quindi niente sesso.... Ecco, ora il sentiero sembra alla fine...no...prosegue ancora ma molto ripido e stretto, forse è meglio rinunciare, poi ci sarà da risalire e sarà faticoso. "Che facciamo, torniamo indietro?" "Aspetta...che c'è la?" In effetti c'è un passaggio fra gli alberi, degli scalini improvvisati. Tu sali su e... "O ma c'è uno spiazzo! Vieni a vedere" Salgo anch'io e quello che trovo è davvero spettacolare: una balaustra dalla quale mi affaccio e sotto c'è il mare. Siamo molto in alto ma si vede benissimo Portonovo, con il suo porticiolo, i laghetti e in mezzo al mare l'asse dove venivano pescati i "moscioli". A sinistra, in alto sopra il monte, c'è Poggio. Da qui le sue casette sembrano nuovissime, e oltre il monte già si intravede Ancona. Sopra il mare le nuvole bianche sembrano funghi, e due grandi navi vanno, lente. "Che spettacolo stupendo!" "Si, meraviglioso davvero, ma lo avresti immaginato di trovare un posto così qui?" "No, credevo che neppure si potesse passare di qui per la base" Ammiriamo lo spettacolo davanti ai nostri occhi, tu sei dietro di me e mi stringi. Sento il tuo corpo attaccato alla mia schiena. Hai le braccia intorno alla mia vita e le mani mi accarezzano la pancia, sollevano la maglietta per sentire il contatto con la mia pelle. Lo sapevo che anche tu, per tutto il tragitto fino a li, non hai fatto che pensare a questo ed ora, forse, potremo sodisfare questa voglia. Mi vieni davanti appoggiandoti alla balaustra. Ti bacio succhiandoti le labbra, un bacio lungo che ti da dimostrazione che anch'io ti voglio. Appoggio la mano sulla patta dei tuoi jeans e già ti sento duro e mi eccita ancor di più. Ti guardi intorno per assicurarti che non arrivi nessuno e decidi di aprirti i pantaloni così che io possa toccarti. Il tuo cazzo è durissimo e ho voglia di succhiartelo e lo faccio...Poi mi fai smettere e ti metti dietro di me, mi fai scendere i jeans e il perizoma e mi penetri da dietro. Soffoco un urlo quando entri dentro di me, non vedero l'ora che iniziassi a scoparmi...mi appoggio alla balaustra per permetterti di prendermi meglio...l'eccitazione è grandissima, tu vieni presto, io poco dopo al tocco delle tue dita... "Sento delle voci..." Ci rivestiamo in fretta e rimaniamo li abbracciati, appoggiati alla balaustra di legno..."Se seguitavi a toccarmi venivo di nuovo" "Sembrava che arrivasse qualcuno" "Si, sembrava anche a me..." "Come è stato scopare in un posto così bello?" "Meraviglioso, amore, anche se non ho visto nulla" "Ma hai visto prima e dopo" "Si, è vero..." " Torniamo indietro?" "Si dai, andiamo a prendere un gelato...dobbiamo recuperare le energie" " Già..."
sabato 5 maggio 2007
buio
cos'è che mi passa per la testa oggi?
tante cose ma come sempre molto confuse...
che si fa in un giorno come questo? iniziato come sempre, con tutte le buone intenzioni e arrivato ora a questo punto...sola, mi sento sola. progetti andati in fumo, parole vomitate addosso con il proposito di ferire...sensi di colpa riportati a galla...e stanchezza, tanta. gambe come macigni e gola strozzata...a che serve? perchè andare avanti? parole dette e non ascoltate, rabbia che sale ma mandata giù, giù, giù!!! nello stomaco, dentro le mie viscere che ora si ribellano...non la vogliono neppure loro. sensazioni antiche, voglie antiche...mangiare, ingozzarmi e poi vomitare...voglia di farmi del male...ferirmi, tagliarmi...graffiare la mia pelle fino a farla sanguinare...dovevo buttarla fuori la mia rabbia...non inghiottirla, dovevo lasciarmi andare e spaccare tutto come l'impulso mi diceva di fare. maledetta ragione...
e i miei amici che ora non ci sono...avrei voluto stare con loro...sono molti giorni che non li vedo, che non condivido le mie paure con loro...non devo stare troppo tempo senza...
che faccio ora? che si fa quando le tue membra sono senza forze? che si fa quando la mente si rifiuta di reagire? quando non vedi neppure un lumicino nel buio che improvvisamente è calato? ho paura a camminare nel buio, ho paura di cadere...
tante cose ma come sempre molto confuse...
che si fa in un giorno come questo? iniziato come sempre, con tutte le buone intenzioni e arrivato ora a questo punto...sola, mi sento sola. progetti andati in fumo, parole vomitate addosso con il proposito di ferire...sensi di colpa riportati a galla...e stanchezza, tanta. gambe come macigni e gola strozzata...a che serve? perchè andare avanti? parole dette e non ascoltate, rabbia che sale ma mandata giù, giù, giù!!! nello stomaco, dentro le mie viscere che ora si ribellano...non la vogliono neppure loro. sensazioni antiche, voglie antiche...mangiare, ingozzarmi e poi vomitare...voglia di farmi del male...ferirmi, tagliarmi...graffiare la mia pelle fino a farla sanguinare...dovevo buttarla fuori la mia rabbia...non inghiottirla, dovevo lasciarmi andare e spaccare tutto come l'impulso mi diceva di fare. maledetta ragione...
e i miei amici che ora non ci sono...avrei voluto stare con loro...sono molti giorni che non li vedo, che non condivido le mie paure con loro...non devo stare troppo tempo senza...
che faccio ora? che si fa quando le tue membra sono senza forze? che si fa quando la mente si rifiuta di reagire? quando non vedi neppure un lumicino nel buio che improvvisamente è calato? ho paura a camminare nel buio, ho paura di cadere...
lunedì 30 aprile 2007
sposa
Ecco, si sposa! "Mamma, vieni con me a scegliere l'abito da sposa?" "Si, certo".
Ed ora sono qui...lei che guarda, emozionata, quella fila di abiti appesi...bianchi, rosa pallido...ora va il rosa...non lo sapevo. Ne sceglie alcuni e inizia la prova con la commessa. Ecco, quello può andare...è bello, le sta bene. E' rosa con la gonna ampia in taffetà e il corpino ricamato...ma ora non la guardo più, non l'ascolto più...rispondo in modo automatico alle sue domande...
Ventisette anni...così tanti ne sono passati dal giorno in cui anch'io scelsi il mio abito da sposa. Bianco! Pensavo fosse per sempre, ci credevo veramente ma le cose non sono andate come speravo. Ad un certo punto mi sono dovuta arrendere, ho dovuto accettare il fallimento. Perchè è così che si vive la separazione: un fallimento nella propria vita.
Lei, mia figlia, non lo sa...non le ho mai detto fino in fondo quella che è stata la mia vita, come ho vissuto questo mio fallimento. Ora mi vede serena ed è serena anche lei. Non demolirò mai il suo entusiasmo. E' giusto che lei viva questo momento più intensamente possibile e prego Dio che a lei non capiti mai un fallimento, che sia davvero per sempre.
domenica 15 aprile 2007
martedì 10 aprile 2007
lunedì 9 aprile 2007
Una giornata sul monte Subasio
Una strana giornata per una gita in montagna: il tempo non era dei migliori ma a loro due non interessava. Mangiarono frutta, fragole, uva, ciliegie, passandosele con la bocca. Da li potevano sentire la folla che chiacchierava giù, in fondo alla valle e marciava verso Assisi per la Pace.
Già avevano visto il sentiero che s'inoltrava dentro il bosco. Lui la prese in mano e si avviarono lungo il viottolo. Lei era davanti a lui che la osservava camminare ancheggiando. I pantaloni attillati mettevano in risalto il suo fondoschiena e lui non poteva fare a meno di accarezzarlo. Ad un certo punto trovarono un posto abbastanza riparato: un tronco in terra di traverso permetteva di appoggiarsi comodamente ma lui incominciò a toccarla da dietro premendola contro un albero. “E se arriva qualcuno?” chiese lei timorosa ma già eccitata. “Non importa” rispose lui. Le accarezzava i seni da sotto la maglietta, sentiva i capezzoli duri ed eretti. La bocca sul collo, il respiro caldo, umido, eccitato. Un forte tuono li fece trasalire ma lui non si fermò. Adesso le stava slacciando i pantaloni e la sua mano scivolava giù, sempre più giù scoprendo la sua eccitazione. Lei inarcò la schiena offrendosigli, ma lui la fece girare baciandola appassionatamente in bocca. Lei gli slacciò con foga i pantaloni e, chinandosi, incominciò a succhiargli l’asta. Incominciava a piovere e lei lo guardò con preoccupazione ma lui la tranquillizzò e la fece girare di nuovo. La penetrò da dietro, facendola appoggiare ad un albero. Lei ebbe un sussulto nel sentire il suo calore e accompagnò i suoi movimenti che si facevano sempre più profondi ed intensi. Oramai pioveva molto. Lei sentiva che il piacere era troppo forte e lo implorò di farla venire. Lui prese a toccarle il clitoride con una mano e a quel punto arrivò per lei l’orgasmo intenso. Non potè fare a meno di urlare. Lui la fece girare e, seduta su un tronco in terra la penetrò di nuovo. Oramai erano tutti bagnati: l’acqua colava giù dai capelli di lei, finiva sugli occhi, sulla bocca. La maglietta bagnata era appiccicata ai suoi seni offrendogli una visione meravigliosamente eccitante. Lui succhiò le gocce d’acqua dal suo viso continuando a scoparla. Lei si sentiva su, sempre più su, la corteccia del tronco gli graffiava le natiche ma non se n'accorgeva di nuovo senti l’orgasmo arrivare e quello di lui la travolse.
Improvvisamente si accorsero di quanto piovesse e rivestendosi alla meglio corsero a perdifiato, giù per il sentiero, ridendo come matti e gridando quando i capelli s'impigliavano sui rami. Raggiunsero la macchina che avevano il fiatone e ridendo ancora come matti, la pioggia batteva forte sul tetto dell’auto. Si guardarono e: “Dove eravamo rimasti?”
Già avevano visto il sentiero che s'inoltrava dentro il bosco. Lui la prese in mano e si avviarono lungo il viottolo. Lei era davanti a lui che la osservava camminare ancheggiando. I pantaloni attillati mettevano in risalto il suo fondoschiena e lui non poteva fare a meno di accarezzarlo. Ad un certo punto trovarono un posto abbastanza riparato: un tronco in terra di traverso permetteva di appoggiarsi comodamente ma lui incominciò a toccarla da dietro premendola contro un albero. “E se arriva qualcuno?” chiese lei timorosa ma già eccitata. “Non importa” rispose lui. Le accarezzava i seni da sotto la maglietta, sentiva i capezzoli duri ed eretti. La bocca sul collo, il respiro caldo, umido, eccitato. Un forte tuono li fece trasalire ma lui non si fermò. Adesso le stava slacciando i pantaloni e la sua mano scivolava giù, sempre più giù scoprendo la sua eccitazione. Lei inarcò la schiena offrendosigli, ma lui la fece girare baciandola appassionatamente in bocca. Lei gli slacciò con foga i pantaloni e, chinandosi, incominciò a succhiargli l’asta. Incominciava a piovere e lei lo guardò con preoccupazione ma lui la tranquillizzò e la fece girare di nuovo. La penetrò da dietro, facendola appoggiare ad un albero. Lei ebbe un sussulto nel sentire il suo calore e accompagnò i suoi movimenti che si facevano sempre più profondi ed intensi. Oramai pioveva molto. Lei sentiva che il piacere era troppo forte e lo implorò di farla venire. Lui prese a toccarle il clitoride con una mano e a quel punto arrivò per lei l’orgasmo intenso. Non potè fare a meno di urlare. Lui la fece girare e, seduta su un tronco in terra la penetrò di nuovo. Oramai erano tutti bagnati: l’acqua colava giù dai capelli di lei, finiva sugli occhi, sulla bocca. La maglietta bagnata era appiccicata ai suoi seni offrendogli una visione meravigliosamente eccitante. Lui succhiò le gocce d’acqua dal suo viso continuando a scoparla. Lei si sentiva su, sempre più su, la corteccia del tronco gli graffiava le natiche ma non se n'accorgeva di nuovo senti l’orgasmo arrivare e quello di lui la travolse.
Improvvisamente si accorsero di quanto piovesse e rivestendosi alla meglio corsero a perdifiato, giù per il sentiero, ridendo come matti e gridando quando i capelli s'impigliavano sui rami. Raggiunsero la macchina che avevano il fiatone e ridendo ancora come matti, la pioggia batteva forte sul tetto dell’auto. Si guardarono e: “Dove eravamo rimasti?”
martedì 27 marzo 2007
sogno o realtà?
Aprii gli occhi e mi ritrovai in un ambiente sconosciuto. Per un attimo non capii dove mi trovavo. Dalle persiane chiuse, alla mia sinistra, filtrava un timido raggio di sole. Guardai la sveglia sul comodino: le otto e venti. Mi sollevai dal cuscino e mi accorsi di una presenza al mio fianco. Un corpo seminudo, coperto solo dal lenzuolo sui fianchi, spalle abbronzate, capelli bruni, il volto girato dall’altra parte così che non potevo riconoscerlo. Una mano appoggiata sul cuscino, vicino a me… affusolata, ben curata, unghie corte e bianche… Quella mano…. Improvvisamente sentii quelle dita fra i miei capelli: li accarezzavano, li arruffavano e li attorcigliavano. Adesso sulla fronte, il pollice sugli occhi a sfiorarli lieve...sulla bocca, la aprivano … Quella mano sull’orecchio, le dita sul lobo, a seguire la sua curva… poi con il dito a tracciare una linea invisibile fino al seno, al capezzolo che prese a stringere, a girarci intorno. Quella mano che seguitava ad andare giù, fra i seni, sull’addome, fino all’ombellico, le dita che disegnavano ghirigori sulla pancia. Quella mano che mi mancava quando, per un momento che sembrava un’eternità, si staccava dalla mia pelle. Quella mano che mi faceva trasalire quando la sentivo di nuovo calda su di me all’ improvviso… sulla schiena lungo la sua curva naturale, sui glutei e fra di essi…sulle cose e più giù, fino ai polpacci, li massaggiava li pizzicava. E poi i piedi… solleticava le dita una ad una, la sentivo morbida, dolce, poi di nuovo andava su facendo arabeschi all’interno delle cosce e arrivando alla mia intimità, la penetravano …
Aprii gli occhi e mi ritrovai in un ambiente sconosciuto. Per un attimo non capii dove mi trovavo…
lunedì 26 marzo 2007
come neve al sole
“Cosa stai facendo?” Lui era di la, lo sentivo aprire e chiudere sportelli. Mi stavo truccando gli occhi davanti allo specchio. Dovevamo uscire per una cena della quale, per la verità, non avevo molta voglia ma avevamo litigato e questo era un modo per fare pace. Indossai le calze nere con la riga dietro, forse un po’ antiquate ma mi piacevano particolarmente perché rendevano le mie gambe dritte ancor più snelle. Misi il tubino nero, corto e, come al solito, non indossai il reggiseno. Lui mi arrivò alle spalle e prese a chiudere la lampo sulla schiena poi posò un bacio caldo sulla mia spalla nuda. Mi scostai, quel contatto mi dava fastidio. “Perché non rimaniamo a casa?” mi chiese. “Senza cena? Ma non hai fame?” Lui mi guidò in sala da pranzo e vidi che aveva apparecchiato la tavola con la tovaglia bianca ricamata, piatti di porcellana e in mezzo aveva messo una candela e due bicchieri con del vino rosso. “Che significa questo?” gli chiesi “Significa che mangiamo qui, ma se non ti va possiamo anche non mangiare…” . Si accostò a me e disse:” Sei più bella che mai stasera” Mi passò la mano sui capelli e mi baciò appassionatamente sulla bocca. Sapeva che ai suoi baci non potevo resistere, mi conosceva bene.” Quando ti tocco ti sciogli come neve al sole”. Si staccò da me” Aspettami qui” disse. Tornò poco dopo con in mano il secchiello del ghiaccio lo appoggiò sul tavolo poi incominciò di nuovo a baciarmi con sempre più passione. Io già sentivo le gambe tremare e l’eccitazione salire sempre più. Mi fece girare e tirò giù lentamente la lampo mentre la sua bocca era sul collo. Improvvisamente sentii qualcosa di gelido scorrere lungo la mia schiena. La sensazione fu talmente intensa che gemetti inarcando la schiena. Poi fece scorrere il ghiaccio sul collo e lungo il solco fra i seni, sui capezzoli rendendoli duri fin quasi a farmi male. “La tua pelle è bollente, il ghiaccio non può fare a meno di sciogliersi. Il tuo corpo è fatto per il sesso, ogni sua parte reclama baci, carezze. Io conosco il tuo corpo più di te stessa, solo io posso farlo tremare così…” Le sue parole, mescolate ai suoi baci mi portarono su, sempre più su e quando sentii la sua mano, improvvisa, fra le mie gambe, dove la stavo aspettando con impazienza e non potei fare a meno di avere un orgasmo intenso, lungo, senza fine che mi lasciò sfinita, fra le sue braccia…
sabato 24 marzo 2007
basta! non lo faccio più
il cell suona è un sms. lo apri: Angel"vieni in bagno." posi il cellulare un pò scocciata, non hai voglia di andarci e poi pensavi che lui avesse capito che non ti va più. esci dall'ufficio con noncuranza e senza fretta. nel corridoio, seduto su una poltrona c'è un tizio che aspetta,lo hai già visto altre volte, è un uomo di colore alto magro...ti guarda mentre passi davanti a lui ma non puoi passare inosservata con la mini, gli zoccoletti con il tacco sottile e le gambe abbronzate! entri nell'antibagno e noti subito la porta del bagno degli uomini semi aperta e ti ci infili. lui ti afferra subito e ti bacia. "che vuoi?" gli chiedi ma è una domanda inutile." Mi piaci e ti voglio, voglio baciarti" poi le sue mani sono dappertutto sul tuo corpo. ti solleva il top ti bacia i seni nudi e con i capezzoli già eretti. non vuoi ma sei eccitata. lui ti solleva la gonna e infila la mano sotto il tuo perizoma...si slaccia i jeans e ti fa sentire il suo cazzo già duro. Si inginocchia davanti a te e ti lecca la figa bagnata...ogni tanto qualcuno cerca di entrare ma non ci fate caso nessuno dei due. "mettiti qui" ti dice indicando il bidè. ti ci siedi sopra e lui, chinandosi su di te, continua a leccarti facendo salire la voglia fino al culmine. ti fa venire in poco tempo proprio mentre entra qualcuno nell'altro bagno e cerchi di trattenerti dall'urlare...ci riesci male e lui ti mette una mano sulla bocca... ecco, è finito. basta! è l'ultima volta, non accadrà più con lui. ritorni in ufficio e passi di nuovo davanti al tizio di colore che continua a guardarti. cerchi di apparire più naturale possibile...ti lisci la gonna, passi oltre sentendo i suoi occhi come spilli.
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l'ho spogliato e gli ho massaggiato l'uccello, gli ho detto guardandolo sorniona che avrei voluto farlo venire solo così e lui mi ha risposto che si, si può fare. ma dopo un pò non mi è bastato più, l'ho affondato nella mia bocca con voracità, come avrei fatto con un frutto goloso... ad un certo punto lui mi ha fermata si è girato e si è semi sdraiato sul divano con il busto sollevato e mi ha avvicinata a se, mi ha voluta con le spalle in contatto con il suo petto...la testa sulla sua spalla e intanto che mi baciava il collo mi accarezzava i seni, la pancia...fino al mio fiore...ed io continuavo a massaggiargli l'uccello...una dolcezza infinita, quasi casta... improvvisamente la sensazione di essere trafitta da non so cosa, una forte emozione...lacrime che stanno per sgorgare... sono innamorata... continuo a toccalo e giro la testa perchè lui possa baciarmi anche il viso, la bocca... forse stasera non faremo l'amore...
sabato 17 marzo 2007
Puff!!
Hai visto quel libretto appeso sul tabellone di fianco a noi. In francese. Lo hai preso dicendo: "Adesso ti leggo qualcosa...poi però rischi di scioglierti..perchè il francese..." " Si, è molto romantico è vero" ti ho risposto io. Sto appoggiata al tavolo dietro di me e tu mi sei davanti ed ora leggi, sei vicinissimo...forse perchè la confusione del salone non ci permette di capirci. L'accento soave del francese e la tua bocca che si muove mi incantano... Ad un certo punto non sento più la tua voce...non sento più la confusione intorno a noi, vedo solo la tua bocca che si muove pronunciando parole mute. Sei vicino...sempre più vicino... Improvvisamente qualcosa mi trafigge...qualcuno mi chiama... !
mercoledì 7 marzo 2007
Lulù
Era l'estate 2001. Mio figlio quel giorno aveva trovato un gattino piccolissimo e magro ma di una tenerezza infinita. Tigrato nero e grigio, stava sul palmo della mano e miagolava impaurito. Lo coccolai e gli diedi un pò di latte che leccò avidamente. Era estate, dicevo, fine giugno... Quei mesi, per me, erano i peggiori, e non per il tempo, io adoro il caldo e il sole, ma per il rapporto che si creava con mio marito. Il suo lavoro in quel periodo raggiungeva un picco, quindi molto stress e molto nervosismo. Purtroppo me lo sentivo addosso e mi vedevo costretta, ogni giorno, a tenere tutto sotto controllo, a fare in modo che tutto andasse bene, che i miei figli stessero tranquilli per evitare che ci fossero ulteriori motivi per farlo innervosire. Quando lui entrava in casa per il pranzo, a me venivano i crampi allo stomaco e incominciava il mio controllo su tutta la situazione ma a volte non ce la facevo a tenere tutto calmo e capitava che mio figlio, allora di 7 anni, lasciasse cadere la forchetta perchè non gli piaceva la pasta asciutta e tutto precipitava. Io smettevo di mangiare, se mai fossi riuscita a mangiare, e cercavo di aggiustare le cose con una calma che non avevo e che simulavo male. Male allo stomaco e tanta voglia di vomitare. Quell'estate, il gattino mi stava rallegrando. Mi presi cura di lui. Gli insegnai ad usare la lettiera e lui fu veloce ad imparare. Spesso non lo vedevo più per casa ed allora andavo a cercarlo e puntualmente lo trovavo nascosto dietro la cucina. Avevo bisogno di un pò di serenità ma non ne avevo. Allora facevo finta che tutto andasse bene e finivo per crederci davvero, almeno non mi arrabbiavo troppo ma il mal di stomaco era sempre presente. Una sera rientrai in casa dopo aver partecipato ad una riunione di una associazione di volontariato. Ovviamente mio marito era arrabbiato perchè ero andata, non gli andavano a genio queste riunioni, diceva che mi facevano trascurare la famiglia. Come sempre lui andò a dormire ed io rimasi con il solito nodo alla gola, nodo che mi veniva dopo ogni discussione di questo tipo e che non volevo si sciogliesse perchè farlo significava ammettere con me stessa che la mia vita era un disastro e ne sarei uscita distrutta. Mia figlia era li, si era appena alzata dal computer e io mi sedetti al posto suo. Entrai in internet e dalla pagina iniziale cliccai nei vari link che trovavo. Stavo facendo tutto in modo automatico, senza uno scopo precino, non cercavo niente. Trovai il link della chat e l'aprii. Mi chiesero un nick e ne misi uno provvisorio, il primo che mi venne in mente: Lulù. Poi aprii altre pagine. C'erano una miriade di "stanze" ne scelsi una a caso: "l'isola che non c'è" Non ero mai stata in una chat non sapevo come fare per entrare nel discorso. Andavano tutti molto velocemente e non riuscivo a seguire il filo. Di fianco c'era una lista utenti, cliccai su un nome a caso e scrissi: "Ciao". Lui rispose e iniziammo un dialogo. Non ricordo bene di cosa parlammo quella prima sera, sicuramente fu solo un primo approccio di conoscenza, forse io parlai di me e della situazione che avevo in casa. Quella sera andai a letto tardi. Questa cosa mi tenne compagnia per tutto il giorno seguente e la sera, appena finite le faccende di casa, mi rimisi di nuovo al pc e, entrata in chat, cercai quel nick. Lo trovai e di nuovo parlammo e parlammo. Nelle sere seguenti raccontai a quello sconosciuto cose che, fino ad allora, avevo confidato a pochissime persone. Lui mi capiva e mi confortava. Ben presto i nostri discorsi deviarono in altre direzioni ed io mi sentii “diversa”. Mio marito continuava a dirmi che ero frigida ed io gli credevo perché non avevo quasi mai voglia di fare sesso ma le sensazioni che mi procuravano le parole di quel tipo mi fecero pensare il contrario. Lui mi eccitava come non mi era mai successo. Una sera lui mi chiese di vederci. Io rifiutai subito ma le sere seguenti lui insistette ancora, finchè accettai. Nel frattempo mi aveva mandato una sua foto e lo trovai un bel tipo. Lui invece non mi aveva mai vista. Decisi io il posto dove incontrarci, volevo un posto dove mi sentissi di casa. Nei giorni seguenti, prima dell’incontro, fui assalita dalla paura e fui tentata molte volte di lasciar perdere tutto. Ma il desiderio di conoscere quel tipo era molto forte. Ogni tanto mi veniva il pensiero che, forse, per la prima volta avrei tradito mio marito ma non me ne importava nulla. La paura mi spinse, comunque a prendere delle precauzioni e raccontai tutto ad una mia amica dicendole anche dove sarei andata. In quel modo mi sentii più tranquilla. Il giorno dell’incontro mi preparai con cura poi feci in modo di arrivare per prima all’appuntamento così da poterlo vedere di nascosto… Lui mi accolse con un sorriso ed anch’io gli sorrisi. Bevemmo qualcosa in un bar e mentre parlavamo seduti uno di fronte all’altro io già sapevo che ci avrei fatto sesso, forse per verificare che le emozioni che mi procuravano le sue parole erano vere, forse per farla pagare a mio marito che mi accusava di essere frigida… ma non avevo dubbi, quel giorno stesso ci avrei fatto sesso. Così quando mi portò nella sua camera di hotel non mi opposi… Fu incredibile, travolgente, mi ritrovai a fare cose mai fatte e mai pensato di fare. Mi scoprii una carica erotica mai avuta, una rivelazione. Io frigida? Ma non fatemi ridere! Ci siamo visti altre volte ed ogni volta ne uscivo meravigliata di me stessa... poi è finita, il perché non ha importanza ma tutto questo ha cambiato la mia vita e me stessa Ora non sto più con mio marito, ho preso un'altra strada... Quella sera d’estate, al pc avevo preso atto di quanto fosse vuota la mia vita. Cercare emozioni in uno sconosciuto era stata una richiesta di aiuto inconscia perchè stavo morendo poco a poco. Non ho più rivisto quell’uomo e non so se ripeterei un’esperienza simile ma lui è arrivato nella mia vita nel momento giusto, è stato quello che mi ha dato la spinta decisiva per dare una svolta alla mia vita. Ora "Lulù" non c'è più.
domenica 4 marzo 2007
Ciao
lunghe sere d'inverno. il caminetto acceso e tu che entri in casa con un fascio di legna in braccio, la disponi ordinatamente li accanto e poi attizzi il fuoco e noi bambine ci scaldiamo le mani gelate. ricordo il tuo sorriso quando tutti insieme, intorno al tavolo, raccontiamo della nostra giornata scherzando su episodi buffi. ricordo che la tua vita non è stata semplice ma mai hai perso la voglia di andare avanti. ricordo quando ti ho raccontato la mia vita, le mie decisioni e tu mi hai risposto semplicemente: " se sei felice così va bene" ed io ti ho ringraziato perchè sei stato dalla mia parte. voglio ricordarti così, sereno. e sereno sei ora, il sorriso sul tuo viso ora di nuovo giovane, senza più sofferenza.
ciao.
ciao.
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